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lunedì 28 giugno 2010

Belli per sempre



Abbiamo parlato recentemente dell’andamento positivo del mercato cosmetico in Italia.

All’interno dei servizi ad esso legati c’è un mercato di nicchia, che forse pochi prendono in considerazione.

Si tratta di un particolare genere di make-up: quello dedicato ai defunti. Si, avete capito bene. Ci sono truccatrici dedicate a questi particolari clienti, che richiedono altrettanto particolari servigi. Certo, forse non è un mestiere per tutti, però a maggiori ragione potrebbe essere una via da approfondire.

Che ne dite? Superstiziosi anche in questo caso?

Parlando allora più in generale, ricordate che la figura del truccatore è interessante:
è in grado infatti di inserirsi in moderne strutture come hotel e spa, in ambienti nuovi e curati, attenti alle tendenze ed allo stile. Si possono seguire corsi di formazione professionali, che partono dalle basi e stimolano la personale creatività dei truccatori, per renderli veri e propri consulenti di immagine.

Per saperne di più potete visitare i seguenti siti:
Accademia del cinema
Beauty Academy
FashionUptoDate
ASMakeup

giovedì 24 giugno 2010

Netclipper: in Italia da 10 anni ma… voi li conoscete?



In Italia da ormai 10 anni, la figura del Netclipper richiede curiosità, dimestichezza con tutti gli aspetti di Internet e conoscenza della lingua inglese, che ormai è quella del Web.

Il Netclipper infatti è colui che naviga su Internet per scoprire "che cosa si dice" di un'azienda o di un marchio, ed ottenere una mappa di come e dove appaiono in rete i riferimenti riguardanti le aziende clienti.

Se siete appassionati del Web e siete capaci di trovare qualsiasi cosa si dica in rete relativamente ad un’azienda, ad un marchio o ad un ente sfruttando ogni nuovo mezzo di comunicazione, questo mestiere potrebbe fare al caso vostro. Le fonti di informazione da utilizzare vanno dalle testate giornalistiche tradizionali (cartacee e web), fino ai new media come blog, forum, newsletter etc, per disegnare quella che è detta la “Web reputation” del marchio.

Ma per chi lavorano i Netclipper? A chi rivolgersi per candidarsi a questo ruolo?

Il Netclipper ha assunto sempre più rilievo col crescere della diffusione delle notizie sul Web a scapito della carta stampata. Il loro lavoro è molto utile anche per conoscere in anticipo l’azienda con cui si dovranno instaurare rapporti di lavoro, per conoscerne la reputazione.

Sono quindi interessati a questa figura gli uffici comunicazione, gli uffici marketing di medie e grandi Internet company, le aziende quotate in Borsa così come i grandi gruppi editoriali orientati alla rete.

A questi clienti il Netclipper fornirà (anche tramite newsletter) report dettagliati, che descrivano tutto ciò che è stato trovato on line. Sulla base dei risultati ottenuti, l’azienda potrà orientare la propria politica di marketing per evidenziare i propri punti di forza e ridurre le debolezze del marchio.

Pare che non ci sia una scuola specifica per diventare Netclipper, anche perché ogni NetClipping-House produce i propri software internamente, con caratteristiche e modalità di gestione.

Possono essere utili però un corso di Web-Surfing e la conoscenza delle dinamiche di Web marketing.

lunedì 21 giugno 2010

Attuario: una professione semi sconosciuta ma molto ricercata


Riconosciuta dallo Stato, che ne disciplina due distinte professioni (Junior e non), quella dell’attuario è una figura forse non molto conosciuta, ma in realtà molto utile e richiesta.

L’attuario è colui che effettua valutazioni e calcoli per conto di assicurazioni ed enti pubblici previdenziali, mirati alla valutazione della probabilità che l’evento assicurato si verifichi, permettendo di determinare l’importo minimo da far pagare agli assicurati.

Attività tipiche dell’attuario sono dunque l’elaborazione di metodologie per il calcolo dei premi assicurativi e delle riserve, il monitoraggio e la stima a intervalli periodici della congruità e dell’andamento delle riserve e delle prestazioni (in modo che la compagnia di assicurazioni non si trovi a pagare agli assicurati di più di quanto riscuote in premi) e la preparazione di relazioni illustrative delle proprie valutazioni.

Può diventare attuario chi è in possesso di una laurea in Finanza, Statistica demografica e sociale, Statistica economica, Finanziaria e Attuariale, Statistica per la ricerca sperimentale e Scienze statistiche ed abbia superato l’esame di stato per l’iscrizione all’albo. Con la sola laurea in matematica non è possibile l’iscrizione all’albo, ma è possibile lavorare in una compagnia di assicurazione in qualità di attuario.

Ecco il SITO dell'ORDINE NAZIONALE DEGLI ATTUARI

giovedì 17 giugno 2010

Un franchising al limone


Lanciato nel 2004, il franchising Lemonbar conta oggi 60 affiliati e 2 punti vendita diretti.

Per chi non ci si fosse mai imbattuto, il Lemonbar è un chiosco mobile giallo, a forma appunto di limone, che serve per preparare e servire bevande a base di succo di limone ed altra frutta fresca.

In previsione dell’estate, potreste aver voglia di dedicarvi ad una attività in proprio semplice da gestire.

Si tratta di un’attività artigianale, in franchising, che non richiede requisiti professionali o licenza commerciale.

L’investimento economico iniziale è di 15.000 euro, per un contratto di 3 anni.

I margini di guadagno sembrano interessanti: se pensiamo infatti alla classica bevanda a base di acqua e succo, il costo di produzione sarà di circa 10 centesimi (compresa cannuccia e bicchiere), per un prezzo di vendita di minimo un euro. E’ previsto un corso di formazione per tutti gli affiliati e non è richiesta nessuna esperienza precedente. La gestione del punto vendita è molto semplice e veloce: in pochi minuti si toglie il carrello che serve per trasportare il chiosco, che si trasforma in postazione fissa. Al termine della giornata di lavoro, in pochi istanti il chiosco si pulisce e si chiude.

Nel contratto è compresa un’assistenza tecnica in caso di bisogno. Il Lemonbar viene consegnato con autorizzazione sanitaria per svolgere l’attività in forma mobile su tutto il territorio nazionale. Il contratto è approvato da Assofranchising.


Per maggiori informazioni

lunedì 14 giugno 2010

“Tutto Fare” in affitto… perché no?


Foto by aldoaldoz

“Caro, stamattina si è rotta la tapparella e ieri sera il cane ha rovinato le carote nell’orto. Ah! A proposito, domenica ho invitato a pranzo i miei, quindi bisogna tagliare l’erba in giardino e riparare il rubinetto del bagno… Mi raccomando, non dimenticartene come al solito!”.

Se tutto ciò vi suona familiare, potreste aver bisogno di un “tuttofare in affitto”.

Forse più diffuso in provincia o in campagna, dove si trovano più artigiani, l’attività di “tuttofare” può essere uno spunto anche per noi cittadini, per riflettere e cercare di capire se potremmo sfruttare qualche nostra particolare abilità.

Esiste una cosa in cui siete davvero bravi?
Avete un hobby che in realtà potrebbe essere di utilità anche ai vicini?

Non sottovalutate i semplici lavori manuali se vi trovate nella situazione di dover reinventarvi.
E se non sapete “fare tutto”, beh, “qualcosa” potrebbe bastare!

giovedì 10 giugno 2010

Food Shopper: una nuova figura professionale… da intenditori!


Partono dalla città di Bologna, così ricca di tradizione gastronomica, i primi corsi italiani per Food Shopper.

Questa nuova professione, dedicata al cibo, è in realtà strettamente legata anche al mondo del turismo. Il ruolo del Food Shopper è infatti quello di soddisfare dal punto di vista culinario i propri clienti, italiani o stranieri, conducendoli attraverso un percorso eno-gastronomico che li porti non solo alla scoperta di prodotti tipici, ma anche di tradizioni locali. Attraverso la degustazione di squisitezze o la visita a piccoli produttori è possibile infatti riscoprire usanze d’una volta e riassaporare la genuinità della conoscenza delle persone. Un’esperienza dunque a tutto tondo, che permette di vivere esperienze attraverso lo shopping e che richiede al Food Shopper di organizzare non solo partecipazione a degustazioni o eventi particolari, ma anche la capacità e la conoscenza per suggerire ristoranti, osterie, cantine ed altri esercizi legati al mondo Food.

Certo sono richieste la predisposizione per un lavoro a contatto col pubblico e la capacità di capire bene la psicologia del cliente per poterlo soddisfare al meglio. Se però siete appassionati del tema e sognate di dedicarvi al vostro hobby, potreste pensare seriamente di dedicarvi a questa nuova professione.

Ecco dove trovare corsi di formazione per Food Shopper.

lunedì 7 giugno 2010

Da dipendente a imprenditore di se stesso - di Enrico Casartelli

Vi vorrei raccontare cosa capita ad un povero “umano” che all’eta’ di 48 anni si trova in pochi giorni a tramutarsi da dipendente di un’azienda multinazionale a libero professionista o meglio imprenditore di se stesso.
La prima domanda che ovviamente ti chiedi e’ “cosa sai fare ?”, risposta netta e decisa “niente”: eri troppo all’interno di un meccanismo per pensare al tuo personale know-how, per pensare a concretizzare quello che sai o saresti in grado di fare.
Allora, se sei fortunato come me cioe’ con l’aiuto in un esperto, inizi a razionalizzare le tue competenze, i tuoi risultati, i tuoi punti di forza e di debolezza, gli obiettivi che ti poni , il settore di mercato ecc ecc , definisci un business plan, un curriculum, una lettera di marketing ed infine ti offri al mercato e qui “arriva il bello” : come ti affacci al mercato a 50 anni di eta’? L’esperto amico non ti puo’ piu’ aiutare se non nell’indicarti i canali di ricerca lavoro… allora ti viene l’ansia di un completamento isolamento e ti accorgi di tante cose.
La prima e la piu’ lampante: ti accorgi che per rintegrarti nel mondo del lavoro, le tue competenze ed il tuo CV valgono poco, l’arma vincente e’ avere un buon network, in altre parole una rete di conoscenze.

Inizi da li’ con la pazienza di una persona che come me nel passato aveva curato poco quest’aspetto. Scopri dopo poche settimane una “strana cosa”, ne parlavo con un mio collega ed esistono corsi Harvard Business School che lo avvale: hai poca risposta (tecnicamente “low redemption”) dalla rete di primo livello (cioe’ gli amici piu’ intimi, gli ex colleghi, ..), ottieni piu’ successo dai livelli successivi (conoscenze create dal primo livello o occasionali). Non si sa il perche’, forse la paura degli amici piu’ vicini di esporsi, di creare illusioni. Resta il fatto che il network che hai si rileva dopo pochi giorni modesto, devi aumentare la fetta di imprenditore che hai e devi capire due cose.

La prima: come ampliarlo? E qui, come dico nei miei corsi, devi agganciare piu’ persone possibili : “dal Rotary alla Parrocchia”, dalla persona piu’ imprevista o quella a cui hai dato meno credito ti arriva il colpo di fortuna, cavi poco o niente da quella che ti aspettavi tanto (legge precedente dei livelli della rete). Attenzione al WEB 2.0 (linkedin ..) : sta diventando uno strumento di comunicazione sempre piu’ efficace anche nel mondo del lavoro!


La seconda: non sei tu che ti poni al mercato, ma e’ il mercato che si pone a te e quindi devi adattare le tue competenze a quello che ti chiede il mercato, in concreto tra le competenze che possiedi devi essere in grado di accelerare quelle piu’ richieste e mettere nel cassetto quelle non richieste. L’esperto dice che tramite il tuo CV un ‘azienda puo’ scoprire una posizione “sommersa”, a cui non aveva mai pensato .. mah. Un mio amico si e’ certificato in codici etici aziendali... e’ “fermo” li’!!
Credo che ci sia un aspetto indispensabile: avere passione per un’idea , nel mio caso la docenza di corsi, crederci ed esplorala con determinazione ed avere la flessibilita’ di ampliare o ridurre argomenti seguendo le esigenze del mercato, o scoprire nuove nicchie...
Investire sulla propria reputazione: il cliente si accorge subito se non hai professionalita’, se non hai competenza sull’argomento che stai discutendo, massima trasparenza, solo cosi’ puo’ crearsi una fidelizzazione del cliente. Occorre essere coscienti che anche il proprio stile di vita incide sulla percezione del cliente.
Purtroppo il mondo della consulenza e’ pieno di bravi venditori del niente., “paga” nel breve tempo , fallisce nel lungo.
Ma psicologicamente come reagisci? Ci sono tantissimi aspetti che si intrecciano repentinamente.
Hai lo shock della rana buttata nella pentola bollente. “Se una rana viene messa in una pentola di acqua bollente, farà un velocissimo balzo per saltarne fuori. Se la rana viene messa in una pentola di acqua a temperatura ambiente, invece, non farà un piega. E se quest’acqua verrà scaldata, piano piano fino all’ebollizione, la rana finirà bollita senza che se ne accorga o, quando se ne accorgerà, sarà troppo tardi”.
Prima di tutto passi dal trauma di una copertura finanziaria aziendale ad una copertura finanziaria personale, cioe’ niente: e’ come l’impiegato che al mattino apre la porta dell’ufficio ed entrano i soldi e tu che entri (sempre al mattino) nella porta di casa tua (tuo nuovo ufficio) ed escono i soldi. Questa non e’ una battuta, e’ la sintesi di una profonda diversita’ di approccio alla vita lavorativa e la base di quella organizzativa mutando radicalmente i tuoi comportamenti. Cio’ che prima era sicuro o quasi ora diventa instabile, precario, i piu’ ottimisti dicono flessibile.
Ti senti prima un senso di impotenza fantozziana, poi quando cominci a guadagnare ti rimane l’affanno perche’ ti devi sempre creare il business e se non spingi, tecnicamente “pushing”, non arrivi alla seconda settimana. Scherzi a parte ti arriva veramente l’ansia di cercare nuove opportunita’: e’ il bello dell’imprenditore, ma e’ anche il brutto.
Nei corsi di gestione aziendale dico che devi essere abile e capace di dire dei no, nella realta MAI dire no. Guai a dimenticare a casa il cellulare: ti puo’ arrivare una richiesta di corsi, di una consulenza e se non rispondi? da una piccola opportunita’ ne possono nascere altre, diventi phone e email dipendente.
Altro aspetto: una persona che come me e’ abituata a lavorare in team ed ha una forte propensione al lavoro di gruppo, si trova “isolata”, e’ una sensazione non bella. Anche se inserito in societa’ di consulenza ti accorgi che il concetto di team work, anche se ben insegnato, non viene assolutamente rispettato. Puoi confrontarti con qualche amico, ma questo giustamente ha sempre meno tempo e ti dedica poco tempo... ha gia’ i suoi problemi, pero’ ti manca un’opinione che ti dica se stai andando nella giusta strada, un suggerimento… e’ come (vedi anche il newtork personale) se tu cerchi di aprirti al mondo a 360 gradi e ti trovi una chiusura a 720 gradi; la matematica non e’ il mio forte, ma il concetto e’ questo!
Vediamo ora gli aspetti positivi: sicuramente un’accelerazione di skill, sei costretto, e lo fai con molto piacere se hai passione per le tue idee e passione per il business, ad acquisire nuove conoscenze. In azienda avevo pochi spazi di crescita anche se ogni tre quattro anni cercavo di cambiare posizioni, l’autonomia spinge sicuramente ad ampliare il know how ed in fretta!
Sei come un’azienda che disegna il proprio Go To Market, i propri canali di comunicazione, i suoi lati deboli e forti, la strategia a breve e medio termine, i rischi. L’imprenditore è una persona che rischia e che è consapevole che le sue scelte potranno, in futuro, non essere più in linea con i bisogni del mercato; infatti i gusti dei consumatori cambiano molto velocemente, come molto velocemente cambiano le condizioni che danno successo ad una impresa.

Ti accorgi di due approcci diversi tra il passato ed i presente: l’impiegato tende a semplificare il lavoro per raggiungere velocemente e bene i risultati, il professionista deve cogliere la complessita’ per gestirla e trovarne la soluzione.
Non hai piu’ il concetto di orario: alterni periodi “morti” in cui prevale l’ansia con periodi “pieni” in cui lavori al sabato e la domenica e ti viene lo stress: sicuramente MEGLIO lo stress dell’ansia!!
Una maggiore rete di conoscenze, l’azienda ti rallenta, l’autonomia ti accelera nel sociale, scopri anche nuove formule di comunicazione, ripeto: attenzione al web 2.0!! Sta diventando sempre piu’ “forte, incisivo e veloce”!!
Maggiori gradi di liberta’ e maggiore autonomia: l’azienda spesso ti schiaccia con i suoi standard, i suoi vincoli, qui invece decidi tu la tua prassi comportamentale (nel bene e nel male) e gestisci con piu’ liberta’ il tuo tempo.

Autodisciplina: l’impiegato deve motivarsi per lavorare, il libero professionista deve motivarsi per smettere di farlo se non vuole correre il rischio di “vivere per lavorare” e non viceversa.
Conclusione: e’ meglio fare l’autonomo o il dipendente? Non esiste una risposta: dipende dalla persona, dalla propria capacita’ imprenditoriale e di gestione del rischio, dal mercato (attenzione: e’ sempre lui che comanda nonostante gli sforzi personali!!) e dalla fortuna del momento (indispensabile!!).

Profilo di Enrico Casartelli:


Enrico e’ stato in IBM per 23 anni dove ha ricoperto vari ruoli manageriali e commerciali nell’area dei servizi ICT e della formazione. Da cinque anni è libero professionista: alterna coordinamento di progetti formativi per la Regione Lombardia ad attivita’ commerciali e di docenza di corsi di Leadership, TeamWork , Vendite, Project e Risk Management.
Hobby per le auto da rally e d’epoca, gestisce un’officina “privata” e da qualche anno e’ cronometrista in manifestazioni del Coni e nei rallye.

giovedì 3 giugno 2010

Ho scritto un libro... ed ora?

Foto by calca



Il sogno di tanti quello di scrivere un libro e soprattutto di… vederselo pubblicare!
Le case editrici ricevono tantissime proposte, di ogni genere, ogni giorno. Tanto che alcune sconsigliano chiaramente l’invio di materiale spontaneo via Web.

Pubblicarsi un libro in proprio potrebbe dunque essere l’alternativa ma… quanto si spende e quanto ci si ricaverebbe?

Ci sono diversi servizi di print on demand* e stampa digitale disponibili.
Immaginiamo di scrivere e voler stampare un libro di 150 pagine, in bianco e nero, formato A5, con copertina a colori e rilegatura a caldo.

Vediamo alcune alternative:

Lulu
Costo unitario = 8 euro
Guadagno per copia = 3,20 euro

Ilmiolibro
Costo unitario = 6,81 euro
Guadagno per copia = 4,15 euro

CreateSpace
Costo unitario = 4,50 euro
Guadagno per copia = da 4,09 a 6,49 euro (a seconda del sito su cui si vende)

Se ritenete interessante la cosa, ricordate che stampa digitale e print on demand funzionano soprattutto per libri destinati ad un target ben preciso.

*Nota: con print on demand si fa riferimento alla realizzazione del libro, completo di copertina, in formato pdf. Copie cartacee del libro vengono stampate e spedite solo nel caso in cui qualcuno le ordini.

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